Paura e aggressività
Dietro ad ogni aggressività si nasconde sempre una paura che bisogna individuare e superare. Il potere della paura è enorme e la sua vibrazione produce continuamente un figlio prediletto “l’aggressività”.
Consideriamo ora un tipo di aggressività un po’ particolare chiamata aggressività compensativa.
La capacità dell’uomo di usare le sue facoltà è chiamata potenza (capacità di …) per esprimere quelle caratteristiche proprie di ciascun essere umano. Noi siamo potenti quando riusciamo ad agire fisicamente, emotivamente e mentalmente e a fare le cose in cui crediamo. In caso contrario nasce la sofferenza.
Quando siamo costretti a stare fermi per un incidente o per una malattia il nostro corpo fisico soffre perché la sua natura è esprimersi con l’azione. La stessa cosa succede per il corpo emotivo (desideri, emozioni, sentimenti) che deve trovare il modo di esprimersi.
Le donne soprattutto sanno bene che faticano a vivere senza uno scambio affettivo, in mancanza del quale si produce una profonda sofferenza, a volte superiore al dolore fisico. La stessa cosa succede per il corpo mentale. Se non riusciamo a scambiare idee, opinioni e pensieri nasce un senso di limitazione e di mancanza.
Di questo ne sono consapevoli tutti coloro che hanno iniziato ad interessarsi alla Scienza dello Spirito che, quando non hanno possibilità di condividere gli argomenti che hanno a cuore, soffrono e vanno alla ricerca di persone con cui scambiare opinioni.
Si può quindi affermare che l’uomo è portato ad esprimere le proprie qualità nell’ambiente e nel contesto in cui vive. L’impossibilità di realizzare questo bisogno provoca una frustrazione che causa sofferenza che si può sfogare in due modi:
1) identificandosi con qualcuno e illudendosi di agire
2) distruggendo
1) per gli adolescenti è normale non riuscire ad esprimersi completamente e suppliscono a questa incapacità identificandosi con degli idoli (cantanti, sportivi, attori). Ad esempio sono molto felici quando la squadra del cuore vince e sono depressi quando perde. Questo comportamento è naturale perché stanno imparando ad entrare nella vita e ad agire.
Purtroppo gli stadi sono pieni di persone che hanno lasciato l’adolescenza da tempo e si identificano ancora con i giocatori in campo. Se questo è un modo per divertirsi saltuariamente non è un problema, il problema sorge quando per tutta la settimana ci si ritrova a discutere e ad essere allegri/depressi a seconda del risultato della squadra del cuore.
Questo comportamento dimostra che si è ancora all’interno di una fase adolescenziale e non si riesce a prendere in mano la propria vita. Ci si illude di vivere, ma in realtà si vive di riflesso a quello che fanno gli altri. Tutti abbiamo vissuto le nostre passioni giovanili ma poi la vita ci ha portato verso altri interessi.
Dal punto di vista individuale e sociale sono delle utili valvole di sfogo emotivo ma diventano pericolose quando ad esse si abbina la violenza e la distruzione (sassaiole contro i tifosi della squadra avversaria, contro la polizia, vagoni dei treni, poltroncine di stadi distrutti, ecc) od assumono un posto preminente nella nostra vita.
2) Il Distruggere
Per molte persone non riuscire ad esprimersi diventa un grosso problema fino a diventare una piaga sociale. Pensiamo a quelle bande di ragazzi che si trasformano in vandali e teppisti perché non sono riusciti ad esprimere le loro qualità o le stesse non sono sufficientemente riconosciute.
Una tendenza che tutti abbiamo, anche inconsapevolmente, è quella di lasciare la propria impronta nel mondo, fare cioè delle cose che parlino di noi. Anche mettere al mondo un figlio spesso cela il desiderio di lasciare dietro di noi qualcuno che abbia la nostra impronta e che sia una parte di noi.
Tutte le persone che non riescono a lasciare un’impronta creando lo fanno distruggendo. Chi non è riuscito a far emergere quelle qualità che farebbero di lui un costruttore, anziché impegnarsi maggiormente per farle emergere, cerca il senso di potenza nella distruzione degli altri e delle cose di altri.
Distruggere è facile e alla portata di tutti. L’impotente non distrugge solo le cose che ha attorno ma anche le persone. Di questi esempi sono piene le cronache di questi ultimi anni e mesi.
Studenti che non riescono a superare un esame o che non sono riconosciuti dai loro compagni ed insegnanti arrivano al punto di uccidere (stragi nelle università americane). Persone che non condividono la propria fede politica, razzismo ecc. scaricano la loro rabbia e aggressività in modo freddo e lucido con chi non condivide il loro pensiero malato.
L’unico modo per prevenire l’aggressività compensativa è il perfezionamento del sistema educativo che dovrà aiutare ogni persona a far emergere le proprie qualità e ad acquisire quelle mancanti affinché ognuno possa svolgere una funzione/lavoro nel gruppo sociale nel quale vive ed essere così creativo anziché distruttivo.
(liberamente tratto da “Il Profumo del Sorriso” di F. e G. Varetto – Edizioni Synthesis)