Musica aurea: benefici ed influenza sull’uomo. Parte prima.

Novembre 17, 2020 0 Di PapS77

 

La musica può essere considerata un importante mezzo di prevenzione, terapia e riabilitazione, tramite i benefici che le melodie possono apportare, migliorando il nostro stato psicofisico, favorendo lo sviluppo intellettivo ed abbassando i livelli di ansia e stress.

Questa tesi è supportata da recenti studi e dal famoso Effetto Mozart; infatti degli strumenti accordati ad una particolare frequenza (432 Hz) o intonazione della scala musicale sono capaci d’influenzare i nostri stati d’animo ed i livelli d’attenzione.

La musica si basa fin dall’antichità, sulle leggi della matematica e della fisica, anche se ai giorni nostri si tende a considerarla solo un’arte di puro intrattenimento. Infatti la regina delle arti, come viene definita anche oggi, esercita sull’uomo un enorme influsso sociale.

Nel corso della storia molti filosofi come Hegel, Schopenhauer o Nitzesche  hanno posto la musica in primo piano nei loro sistemi filosofici. Sempre nel corso della storia, la Chiesa Cattolica Romana attaccò duramente e mise al bando lo studio delle armoniche e delle proporzioni che venivano insegnate da filosofi antichi come Platone e Pitagora.

Questo boicottamento è continuato anche nel periodo dell’illuminismo e fino ai giorni nostri dove la scienza ha iniziato a comprendere che le armoniche sono connesse alla biologia umana; fin dall’antichità è stato quindi studiato il rapporto matematico fra i suoni e l’impatto che generavano nell’ascoltatore e nella sua psiche, e da questi studi nacquero l’armonia e la melodia che generarono le scale musicali e le sette note e le tecniche delle combinazioni delle frequenze dei suoni.

A livello fisico si è scoperto che ascoltare un certo tipo di melodia sonora può rafforzare le difese immunitarie, con un aumento sia dei linfociti NK, che delle immunoglobuline A; è stato riscontrata una riduzione dei livelli di cortisolo (ormone prodotto dalle cellule della fascicolata del surrene), che viene correlato allo stress, perché la sua produzione aumenta proprio in condizioni di stress psico-fisico severo, ad esempio dopo interventi chirurgici o esercizi fisici prolungati ed intensi.

La musica può ridurre l’ansia prima di un intervento chirurgico e promuove la secrezione dell’ormone dell’ossitocina, che secondo recenti studi, stimola una ,maggiore e più efficiente funzionalità dell’encefalo.

Infatti l’ossitocina è responsabile della capacità empatica e di un miglior rapporto con se stessi e la capacità di comprensione degli altri, con un incremento dell’autostima e della stima altrui (viene chiamato anche ormone della fiducia); provoca un atteggiamento cordiale e disponibile ed è un agente biologico dell’innamoramento.

Ascoltando la musica in un certo modo, si diventa capaci di ascoltare se stessi entrando in uno stato psico-fisico di rilassamento terapeutico; il discorso su quale tipo di musica sia necessaria è molto soggettivo.

Secondo uno studio della Caledonian University di Glasgow, relativo alla capacità della musica di modificare positivamente l’umore in persone che soffrivano di stati depressivi e disturbi dell’umore, un tempo veloce può risollevare l’umore, tanto quanto un tempo più lento può buttarlo giù.

La musica è un potente mezzo per rinforzare il ricordo, la capacità di generare sensazioni e di produrre espressioni emotive che aiutano a riaprire i cassetti più segreti e profondi della memoria, ed è un eccezionale aiuto nei trattamenti per le malattie coronariche, diminuisce il ritmo cardiaco e la pressione sanguigna.

Insomma, la musica influisce sulla persona in modo sia positivo che negativo, e nella maggior parte dei casi una musica lenta, con assenza di ritmo, con dei violini ad esempio, induce tranquillità; però non esiste una regola, gli effetti variano da soggetto a soggetto.

Quello che è certo è che una musica più ripetitiva caratterizzata da percussioni ossessive ha effetti diversi da un’aria di Mozart o Bach, che con il suo andamento variegato tende a farci viaggiare di più, sia fisicamente che mentalmente; ma è sempre la sensibilità del soggetto che ascolta che rende una musica energizzante o depressiva.

La musica influisce sullo sviluppo neurale, soprattutto in giovane età aiuta a strutturare le abilità linguistiche e dell’apprendimento ed anche quelle che riguardano la logica e la matematica e lo spazio.

Il fenomeno che riguarda la capacità della musica d’influenzare lo stato psico-fisico dell’uomo viene chiamato Effetto Mozart.

 Alfred Tomatis dopo anni di ricerche sulle proprietà cognitive e terapeutiche della musica, affermò che le melodie di Mozart avevano il maggior effetto terapeutico sull’uomo; sicuramente dopo di lui molte altre ricerche sono state effettuate, ma l’effetto Mozart rimane una tecnica efficace nel modificare i problemi emotivi e nella comunicazione accostabile ad altre tecniche terapeutiche.

Dagli studi di Jhon Jenkins apparsi nel 1993 sul Journal of the Royal Society of Medicine, si affermava che la Sonata K448 di Mozart fatta ascoltare per dieci minuti al giorno a dei pazienti affetti da epilessia, si notava una riduzione degli attacchi epilettici.

Anche se altri centinaia di studi confermavano l’influenza delle alte frequenze sul cervello, molti ricercatori si mostrarono scettici, sostenendo che fosse solo un fenomeno legato alla sensazione di rilassamento che crea qualunque azione piacevole.

Jenkins fece  uno studio su un gruppo di topi alle cui madri era stata fatta ascoltare la Sonata K448 durante la gravidanza; le cavie che avevano ascoltato la melodia erano in grado di uscire più velocemente dal labirinto rispetto ad altre cavie che avevano ascoltato musiche come pop, rock, ecc. oppure tenute in silenzio.

Questo porta a dedurre che l’ascolto di una certa melodia ad alta frequenza, con un alto contenuto informazionale ed armonicamente coerente, possa attivare quelle zone della corteccia coinvolte nella percezione spaziale.

Jenkins sottolinea che la musica di Mozart potrebbe non essere l’unica che crea questo tipo di fenomeno, in quanto anche le sonate di Bach presentano la stessa struttura metrica, con periodicità a lungo termine e la ripetizione nel lungo periodo di macrostrutture.

Questo elevato linguaggio musicale aiuterebbe ad organizzare e rendere modellabili i circuiti neurali della corteccia celebrale, dando forza ai processi creativi ed analogici dell’emisfero destro che sono associati al ragionamento spaziotemporale.

Mozart componeva con modelli compositivi plastici che erano dovuti ad un cervello in via di sviluppo per la giovane età; inoltre utilizzava il registro più acuto degli strumenti portando le sue composizioni a servirsi di suoni di frequenza più alta.

I suoni ad alta frequenza stimolano maggiormente il sistema nervoso in quanto hanno un contenuto informativo maggiore, mentre al contrario i suoni a bassa frequenza tolgono energia ai nostri processi mentali.

Gli studi di Tomatis hanno sottolineato come i suoni acuti caricano il cervello di potenziali elettrici, e creano un evidente incremento della capacità di apprendimento e concentrazione e risoluzione dei problemi, oltre che maggior energia fisica.

Un altro studio ha rilevato che le popolazioni slave che utilizzano un linguaggio basato su frequenze più alte rispetto all’italiano, ad esempio, o all’inglese, sono più abili nell’apprendimento di altre lingue.

La psicologa Frances Rauscher ha dimostrato che l’ascolto in gravidanza della musica di Mozart e di altri compositori barocchi, può essere associato ad un incremento delle competenze spaziotemporali nel corso della vita.

Un’altra ricerca ha dimostrato che la musica classica, in particolare i movimenti lenti delle composizioni barocche, con la ricchezza melodica  e il loro ritmo a 55-70 bpm(battiti per minuto), aiuta il cervello a passare dallo stato b di iperattività ad uno stato a di vigilanza e rilassamento.

Ascoltando la musica classica avviene un rilascio di endorfine che riduce il livello degli ormoni dello stress nel sangue dando un beneficio immediato sia alla madre che al bambino.