Il nostro futuro: la collaborazione

Agosto 10, 2020 0 Di PapS77

 

La via del saggio è agire, ma non competere.

                                                                            Lao Tzu

 

Nel sistema sociale odierno ci viene insegnato fin da bambini a gareggiare.

La frase imperativa è che per riuscire nella vita bisogna essere i migliori e i più competitivi.

I modelli che vanno per la maggiore sono gli imprenditori di successo, gli atleti super-palestrati, le donne perfette, insomma nulla che abbia a che fare con ciò che la nostra realtà ci offre tutti i santi giorni: i problemi che nascono con l’autostima.

Bisogna fare attenzione a cosa si insegna ai nostri bambini perché queste forme pensiero vanno a creare disturbi psicologici già gravi in soggetti molto giovani se non addirittura in età di sviluppo del proprio sé mentale, quindi anche prima dei 7/8 anni.

Nell’età dello sviluppo della mente il bambino è più soggetto a turbe psichica in quanto il suo sistema di difesa psicologico è estremamente labile, e ogni forma pensiero può diventare un dogma che ben presto sarà difficile andare a sradicare, a meno che non si intervenga con una vera e propria riprogrammazione.

D’altronde la società che vediamo oggi rispecchia molti dei problemi personali che hanno dovuto subire i bambini delle generazioni precedenti.

Come nel piccolo così nel grande. Se il problema è al nostro interno lo riflettiamo nel mondo circostante, questa è una legge naturale.

Tutti i nostri bambini devono essere per forza belli, educati, vestiti alla moda, con il cellulare, e se sono troppo sensibili ed altruisti a volte sono motivo di preoccupazione.

Tutto il giorno deve essere riempito da attività pianificate, senza neanche il tempo per riprendere fiato tra un’attività e l’altra, a scuola i voti devono essere alti perché se no c’è qualcosa che non va e allora si corre dallo psicologo e guai a fare qualcosa di strano perché poi facciamo una brutta figura.

L’educazione dei bambini dovrebbe andare oltre l’apparenza del piano mentale e fisico, dovrebbe spingersi verso l’intuizione e la creatività della quale i bambini sono ricchi in quanto non ancora uniformati al sistema.

Invece cosa facciamo? Gli tarpiamo le ali e li uniformiamo alla società: guai a essere troppo fragili, la dolcezza d’animo e la compassione sono proibiti in una società dove se non sai difenderti vieni deriso e schernito.

Purtroppo per troppe generazioni la competizione è stata un modello di crescita e sviluppo e alle volte inconsapevolmente ha portato a fare le scelte sbagliate in molte occasioni dove era invece necessaria la collaborazione.

Se gli stessi genitori fanno comparazioni e spingono i propri figli nella direzione sbagliata, lodando il migliore e denigrando il peggiore non si possono di certo avere nuovi risultati.

Se si insegna l’empatia ai nostri bambini, loro prenderanno l’impronta giusta e saranno più predisposti a riportare l’esempio nella società.

Il bambino ha bisogno di amore incondizionato e non di appagare il senso di superiorità del genitore frustrato.

Per l’importanza dell’equilibrio mentale dei bambini è necessario aiutarli a trovare la loro vocazione ed il loro scopo nella vita senza forzarli a fare ciò che noi vogliamo che loro facciano per la nostra soddisfazione personale.

Non ci dimentichiamo che questo è il gioco della personalità che ci tiene ancorati a ciò che vuole la società da noi ma non a ciò che realmente vuole la nostra anima che è la vera espressione di ciò che siamo.

Se teniamo bene a mente questo concetto non riflettiamo sui nostri bambini le nostre paure e riusciamo ad amarli veramente con il cuore. 

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Ciò che guida il mio fare non è quello che decido io, ma è ciò che l’altro fa, che io devo a mia volta fare in modo diverso e molto più appariscente, per essere sufficientemente competitivo.

                                                                                         Humberto Maturana

 

In realtà la competizione è la negazione di ciò che si fa, perché si agisce non in funzione della propria volontà, ma in funzione di ciò che fa l’altro.

La competizione è legata al modello sociale dell’individualismo. Una società che non riesce a risolvere le problematiche sociali e che non vuole coinvolgere tutti nelle decisioni globali, ma che al contrario le impone con la supremazia di ogni genere ed il potere della finanza, diventerà sempre più rigido e paralizzato.

Un mondo più connesso a livello di collaborazione vera è un mondo più felice.

La soluzione è la collaborazione. Solo così potremo seminare nuove coscienze ed insegnare ai nostri bambini ad uscire dalla crisi in cui siamo, tramite l’amore che apre alla voglia di imparare, ad un futuro di libertà, soprattutto liberi dalla paura di non essere bloccati in ciò che vogliamo fare.

Buona Luce!!! P.A.P.S.