Il nostro futuro: la collaborazione
La via del saggio è agire, ma non competere.
Lao Tzu
Nel sistema sociale odierno ci viene insegnato fin da bambini a gareggiare.
La frase imperativa è che per riuscire nella vita bisogna essere i migliori e i più competitivi.
I modelli che vanno per la maggiore sono gli imprenditori di successo, gli atleti super-palestrati, le donne perfette, insomma nulla che abbia a che fare con ciò che la nostra realtà ci offre tutti i santi giorni: i problemi che nascono con l’autostima.
Bisogna fare attenzione a cosa si insegna ai nostri bambini perché queste forme pensiero vanno a creare disturbi psicologici già gravi in soggetti molto giovani se non addirittura in età di sviluppo del proprio sé mentale, quindi anche prima dei 7/8 anni.
Nell’età dello sviluppo della mente il bambino è più soggetto a turbe psichica in quanto il suo sistema di difesa psicologico è estremamente labile, e ogni forma pensiero può diventare un dogma che ben presto sarà difficile andare a sradicare, a meno che non si intervenga con una vera e propria riprogrammazione.
D’altronde la società che vediamo oggi rispecchia molti dei problemi personali che hanno dovuto subire i bambini delle generazioni precedenti.
Come nel piccolo così nel grande. Se il problema è al nostro interno lo riflettiamo nel mondo circostante, questa è una legge naturale.
Tutti i nostri bambini devono essere per forza belli, educati, vestiti alla moda, con il cellulare, e se sono troppo sensibili ed altruisti a volte sono motivo di preoccupazione.
Tutto il giorno deve essere riempito da attività pianificate, senza neanche il tempo per riprendere fiato tra un’attività e l’altra, a scuola i voti devono essere alti perché se no c’è qualcosa che non va e allora si corre dallo psicologo e guai a fare qualcosa di strano perché poi facciamo una brutta figura.
L’educazione dei bambini dovrebbe andare oltre l’apparenza del piano mentale e fisico, dovrebbe spingersi verso l’intuizione e la creatività della quale i bambini sono ricchi in quanto non ancora uniformati al sistema.
Invece cosa facciamo? Gli tarpiamo le ali e li uniformiamo alla società: guai a essere troppo fragili, la dolcezza d’animo e la compassione sono proibiti in una società dove se non sai difenderti vieni deriso e schernito.
Purtroppo per troppe generazioni la competizione è stata un modello di crescita e sviluppo e alle volte inconsapevolmente ha portato a fare le scelte sbagliate in molte occasioni dove era invece necessaria la collaborazione.
Se gli stessi genitori fanno comparazioni e spingono i propri figli nella direzione sbagliata, lodando il migliore e denigrando il peggiore non si possono di certo avere nuovi risultati.
Se si insegna l’empatia ai nostri bambini, loro prenderanno l’impronta giusta e saranno più predisposti a riportare l’esempio nella società.
Il bambino ha bisogno di amore incondizionato e non di appagare il senso di superiorità del genitore frustrato.
Per l’importanza dell’equilibrio mentale dei bambini è necessario aiutarli a trovare la loro vocazione ed il loro scopo nella vita senza forzarli a fare ciò che noi vogliamo che loro facciano per la nostra soddisfazione personale.
Non ci dimentichiamo che questo è il gioco della personalità che ci tiene ancorati a ciò che vuole la società da noi ma non a ciò che realmente vuole la nostra anima che è la vera espressione di ciò che siamo.
Se teniamo bene a mente questo concetto non riflettiamo sui nostri bambini le nostre paure e riusciamo ad amarli veramente con il cuore.
Ciò che guida il mio fare non è quello che decido io, ma è ciò che l’altro fa, che io devo a mia volta fare in modo diverso e molto più appariscente, per essere sufficientemente competitivo.
Humberto Maturana