Vivere la materialità con spiritualità
Il fondamentale motivo dell’incarnazione è il principio della materialità, poiché lo Spirito,grazie a ciò, può conoscere il mondo al di fuori di sé, cioè l’universo materiale in cui viviamo con il corpo fisico-eterico.
Per l’evoluzione dello spirito vivere la materialità è di fondamentale importanza per la conoscenza. Cerchiamo di fare esperienza, di muoverci nella realtà con consapevolezza, di vivere consciamente e di creare la nostra vita invece di subirla, ma siamo in continuo turbamento, perché spesso non sappiamo come muoverci, in quale direzione andare. Ci sembra di essere prigionieri di un sistema ben delineato che ci blocca, e non ci riesce di fare le cose senza uno scopo ben preciso, ma solo per il piacere di farle.
Ci sembra di percorrere una strada con dei cartelli invisibili, ed alcuni perfettamente visibili. Ma in realtà tutti i cartelli sono chiari. Il cartello che ci risulta più chiaro è quello rimarca la nostra insoddisfazione: il sentirsi insoddisfatti, il non essere sicuri che quello che fate vi provoca soddisfazione è il campanello d’allarme che vi sta dicendo che siete sulla strada sbagliata. Il punto è che molte volte non ascoltiamo questi campanelli d’allarme.
I segnali più nascosti, quelli che dovete cercare perché fanno parte della vostra natura spirituale cioè la vostra “Missione dell’Anima”. Sicuramente è difficile da codificare, si riesce a comprendere solo moltiplicando le iniziative ed essendo sempre presenti nella vita di tutti i giorni, nelle lotte quotidiane, e mettendo passione che proviene dal vostro cuore, per migliorare il mondo in cui vivete.
In questo modo si dischiude la vostra natura interiore, perché se lo sentite dentro di voi diventa uno stimolo anche per gli altri, potete essere d’esempio, mostrare chi siete veramente, la vostra Anima. Per riuscirci dovete credere di sentirvi sempre positivi, non annoiarvi mai, essere creativi, cercare di essere propositivi in tutti gli aspetti della vostra vita, familiare e pubblica, assecondare i vostri bisogni, riconoscere i vostri tabù, le paure, le insolvenze e obbedienze a riti, prescrizioni, divieti, analizzare il vostro rapporto con l’autorità e il potere.
Il risveglio deve avvenire nella ricerca continua vitale, non essere più passivi e psicologicamente inerti alle proprie emozioni, bisogna essere i protagonisti della propria vita; riconoscere che si è guidati da norme morali interne, regole che non avete scritto voi, che non vi appartengono, che potrebbero anche essere condivise, ma prima vanno analizzate, studiate, verificate, vanno fatte coincidere o non coincidere con la propria Anima interiore.
Tutto questo processo dello Spirito va quindi aiutato a manifestarsi. Per aiutare ciò bisogna innanzitutto centrarsi nel cuore, poi facendo voi, come mente, come corpo il percorso informativo, perlustrativo, uscendo insomma dallo schema col quale non fate che ripetere il mondo che la società vi impone.
Potrebbe apparire come una forma di disobbedienza nei confronti di questa società, ma è una virtù sempre se praticata nel rispetto e nell’Amore, perché colui che disobbedisce è un virtuoso. La civiltà è stata costruita dalla disobbedienza. La disobbedienza è sempre stata una rivoluzione contro l’appiattimento delle tradizioni.
Quando gli uomini hanno raggiunto la trasformazione, purtroppo si adagiano e si conformano a ciò, si adeguano e trovano più comodo non cambiare nuovamente.
Invece questa lotta senza armi è la cosa giusta da fare. I problemi per cui lottare sono tanti e non finiremmo più se volessimo elencarli tutti: da quelli della giustizia, della morale, dell’etica, dell’educazione, problemi inerenti la liberazione sessuale, comportamentale e familiare, le cui impostazioni sono tutte sbagliate o da perfezionare. In questo grande lavoro, lo Spirito può riconoscere il proprio progetto spirituale, i motivi della vita e non adeguarsi alle circostanze.
So bene che, chi più chi meno, siamo ancora schiavi delle nostre abitudini, dei nostri affetti, dalla dipendenza da questi, ma la vita appartiene ad ognuno di voi e per quanto certe relazioni possano valere, esse non vi restituiranno mai le esperienze mancate, anche se tali affetti vi sembrano le cose fondamentali della vita e vi danno sicurezza.
Ci adagiamo continuamente e le vite si svolgono senza più il piacere di vivere. Immersi nella materialità, senza sapere trovare il giusto equilibrio. Viviamo di troppa materialità con il rischio di vivere una vita superficiale. E superficiali lo siamo soprattutto nei nostri affetti. Contiamo sulla pietà di chi ci sta intorno, sui sentimenti degli altri. Abbiamo pretese sul compagno o la compagna, sui figli e persino sugli amici.
L’uomo “insicuro” è un facile gingillo per il potere, finirà per mettersi in fila e più o meno inconsciamente aderire all’andazzo generale, cioè alle direzioni che il potere con i suoi strumenti ci fa intraprendere e anche nell’affettività sarà una facile preda delle mode, del sistema. E tutto ciò, perché non riesce a vivere nella materialità con spiritualità.
E dopo un’intera vita passata così, diventa molto difficile ritrovare la serenità e bisogna lavorare di più per riafferrarla. Ma quando si inizia a comprendere che sarebbe opportuno vivere nella gioia, nella serenità d’animo, tutte queste virtù sono sempre lì pronte ad afferrarci, perché la natura dell’essere non è fatta per il dolore, ma per la gioia e la serenità. Dio non avrebbe mai creato un essere per farlo soffrire, dunque il dolore è soltanto ciò che voi stessi realizzate rifiutando, con l’adesione alle regole del potere, la semplicità dell’essere, che vi porterebbe alla felicità esistenziale.
Non è affatto vero che solo attraverso il dolore si raggiunge Dio. Il dolore è solo il percorso, ma il principio divino è un principio di gioia, non di dolore. E questa gioia è presente ovunque! Invece, capita che ci aggrovigliamo sempre più nelle nostre vite, penando anche molto, caricandoci di obblighi sempre maggiori e se non ci sono… ce li inventiamo, anche quando potremmo vivere diversamente l’esistenza.
Certo, ci sono comunque delle “regole” da seguire, poiché la materialità ne porta con sé molte, ma non dovrebbero mai coinvolgere fino in fondo il nostro piano di esperienza esistenziale. Dovremmo, cioè, viverle in maniera leggermente distaccata, come se solo una parte di noi le seguisse. Non si dovrebbe fare nulla che portasse all’annichilimento della propria vita; non si dovrebbe mai raggiungere quel punto entro cui ci si riconosce talmente schiavi, da non sapere più trarre piacere per se stessi.
È questo il segreto: vivere la materialità nella sua pienezza, ma pronti a distaccarsene, come se una parte di voi vi partecipasse ed un’altra stesse a guardare ciò che state facendo. Quella parte di voi che sta a guardare è la vostra anima che guarda la vostra mente o il vostro corpo nell’agire.
Ed allora quella vita può essere portata avanti al massimo dell’intensità, ma sempre con un occhio vigile, come se l’azione appartenesse ad un altro. In quel momento realizzate la doppia visione: l’esperienza del fare e l’esperienza dello sguardo che vede ciò che sta accadendo. Questo diventa allora il modo con cui l’anima analizza e perlustra il suo cammino nella materialità. È questa la logica del meditare, del pensare, la logica dell’esistenza dell’anima, tra la materialità e la spiritualità.
Fonte: http://risvegliati.altervista.org/limportanza-di-vivere-la-materialita-con-attenzione-spirituale/