Il potere dei sogni
I monaci tibetani hanno una tradizione di antiche pratiche spirituali che risalgono a circa 17 mila anni fa, che prende il nome di Buddhismo dello Yungdrung Bön.
Nella dottrina buddhista il mondo è visto come un’illusione dove si nasce più volte e ci sono una serie di reincarnazioni che possono essere estinte solo attraverso l’Illuminazione della propria Anima.
I monaci buddhisti chiamano questa Illuminazione “Chiara Luce”; questo stato di misticismo naturale può essere raggiunto grazie ad una rigida pratica mentale che comprende il canto, la preghiera e la meditazione durante tutto l’arco della giornata e degli esercizi specifici durante la notte per riuscire a comprendere ed interpretare il segreto nascosto nei propri sogni.
I monaci credono che ogni accadimento sia un sogno, sia che avvenga di giorno, sia che avvenga la notte mentre si dorme.
Si può capire che un sogno non è un sogno e che lo stato di veglia è la stessa cosa, considerando il sogno come una vera e propria proiezione dei propri pensieri, e la realtà cosciente è un’illusione ed ogni problema è legato alle illusioni mentali di ogni uomo.
Religione senza religione
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Fino a quando non si riesce a comprendere che ogni cosa è un’illusione, si viene imprigionati da ciò che ci appare come la realtà e non ci si riesce a liberare da queste apparenze.
L’accettare che la verità sia un’illusione per i monaci tibetani richiede uno studio per diventare mentalmente presenti e spontaneamente consapevoli sia durante il sogno, sia da svegli.
Questa pratica viene insegnata già in tenera età, all’incirca 9 o 10 anni, nei monasteri dove per diversi anni i piccoli monaci si presentano all’Abate e ricevono le istruzioni religiose.
L’Abate, dopo avere ascoltato i loro sogni più recenti per poter comprendere lo stato spirituale delle anime di ognuno di loro ed interpretare a che livello d’insegnamento evolutivo sono pronti a sostenere, consegna ai bambini un laccio blu per aiutarli alla presenza durante il giorno e dell’erba Kusha che metteranno sotto il cuscino durante la notte, che favorirà l’attività onirica; dovranno poi raccontare i sogni alla prossima lezione.
Per i monaci tibetani il sogno è importante, perché dato che l’uomo in media dorme per i due terzi della propria vita, è fondamentale sapere cosa succede in questo periodo di tempo, che è il luogo dove si può comprendere meglio se stessi.
Per poter arrivare a conoscere i propri sogni a fondo è necessario un rigido allenamento, anche nella parte della giornata in cui si è svegli.
I monaci per mantenere la mente agile praticano insieme la preghiera ed il canto in maniera assidua, con movimenti delle braccia che portano al loro corpo nuova energia, battendo le mani, perché credono che ciò renda le loro menti più acute e ciò deve essere riportato anche nello stato di sonno.
Con questa consapevolezza anche nel sognare, i monaci possono confrontare le illusioni dei propri sogni.
Prima di addormentarsi cercano di ricapitolare tutti gli avvenimenti e le esperienze della giornata, come se fossero dei sogni.
La pratica del sogno consiste in 4 sessioni, con annesse 4 posizioni e 4 vie differenti per focalizzarsi.
Prima di tutto la posizione in cui si dorme influenza il nostro respiro, che influenza la mente.
Senza il Prana, il respiro vitale, la mente non può funzionare, ed attraverso la pratica del controllo dell’energia e del respiro (PRANAYAMA) si può arrivare a controllare i propri sogni.
Tra tibet e Cina – Mistica di un triplice delitto
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Il Dalai-Lama attuale dei buddhisti tibetani, 14° incarnazione dell’originale grande maestro, ha testimoniato tramite la sua esperienza che ha incontrato in un sogno il 5° Dalai-Lama ed anche altri precedenti importanti Lama anche di qualche secolo fa, ma che non è proprio così nella realtà.
Il 5° Dalai-Lama del 17° secolo divenne famoso per assistere ai suoi sogni e condividerli con il suo successore; infatti grazie alle pratiche della dottrina buddhista tibetana, come l’annuale cerimonia delle 29 Divinità protettrici femminili, i monaci personificano gli spiriti attraverso delle maschere che sono la rappresentazione dei guardiani protettori, danzando la vittoria delle forze positive su quelle del male sia nel sogno che nello stato di veglia.
La consapevolezza che si stia sognando ci rende possibile cambiare il corso delle cose che si possono fare quando si è svegli e questo si chiama “essere lucidi” o “sogno lucido”.
I monaci buddhisti ritengono che questo sia un prerequisito per giungere all’Illuminazione.
Quando un monaco è consapevole nel sogno sa di essere nell’illusione, quindi può controllare le immagini ed i pensieri, realizzando che essi, sia che siano consci o inconsci, sono comunque un’illusione della nostra mente.
Quando si sogna la nostra memoria mentale rimane lì consapevole a pensare e realizza che sta dormendo ed attraverso questo “sogno lucido” ci si accorge che si possono cambiare le cose.
Un monaco tibetano porta come esempio la realizzazione nel sogno di una richiesta della madre defunta circa un anno prima.
Essa si presentò a lui in sogno per chiedergli di costruire uno stupa che è un tempio alla memoria che nella tradizione tibetana rappresenta un monumento molto importante per il ricordo del defunto.
Lo stupa è un segno di rinascita e quando il monaco ebbe un “sogno lucido” con sua madre vicino a casa sua sotto un albero, la vide molto triste; la madre gli disse di costruire uno stupa , ma egli si rendeva conto di non essere a casa sua ma in altro luogo, molto lontano.
Il monaco pensò di chiedere aiuto alle divinità e le vide in sogno con le loro maschere di animali, l’uccello mistico Garuda, il pappagallo, il leone.
Essi gli dissero che erano felici di poterlo aiutare e dopo lui udì un suono simile ad un grosso boato e vide che l’albero si trasformò in uno stupa; subito dopo vide il volto della madre che era disteso e felice, ed anche lui si sentì subito meglio.
I monaci tibetani credono che lo stato di coscienza del sogno sia lo stesso di quello che avviene dopo la morte(corpo astrale per la Teosofia), e lo chiamano stato del bardo.
Per questo motivo sognare con consapevolezza è importante, perché così s’impara ad utilizzare un altro corpo che ci appartiene e che ci servirà dopo il trapasso.
Lo stato del bardo nel sogno è una specie di allenamento alla consapevolezza di noi stessi anche attraverso lo stato intermedio, cioè tra la vita e la morte, dove si confronta la propria coscienza con le immagini belle o meno belle subito dopo la morte.
Riuscire a diventare padroni dei nostri “sogni lucidi” ci permette di vedere questo mondo di mezzo come quello che è realmente, cioè un’illusione della mente, una proiezione del proprio pensiero.
Se un monaco non riuscirà nell’intento di padroneggiare il sogno, si reincarnerà nuovamente oppure se vi riuscirà s’illuminerà nell’eterna beatitudine.
In pratica se si riesce a rimanere consapevoli nei nostri sogni, quando arriverà il tempo di morire si sarà più in grado di essere lucidi e coscienti e si potranno evitare tante sofferenze e paure.
Questo è il pensiero della dottrina buddhista tibetana, ma anche ciò che insegna la Teosofia attraverso le testimonianze dei Maestri.
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